Domande sulla vita dopo la morte

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Possiamo noi Cristiani aiutare i nostri cari che sono morti nei loro peccati?

No, noi non possiamo più aiutare quei nostri cari che sono morti nei loro peccati, cioè non riconciliati con Dio. E questo per la semplice ragione che essi sono all'inferno, in questo terribile luogo di tormento di cui parla la Scrittura, a piangere e stridere i denti. E in questo luogo essi non possono ricevere nessun aiuto da noi che ancora siamo vivi, quindi noi non possiamo aiutarli ad essere salvati, o magari contribuire mediante delle preghiere ad alleviare le loro sofferenze. Tutto ciò è impossibile farlo; perduti sono morti e perduti rimarranno per l'eternità. Nel giorno in cui poi essi risusciteranno, saranno giudicati secondo le loro opere e gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. In verità non rimane più nessuna speranza all'empio che muore. I peccatori, a prescindere che siano nostri familiari o parenti, li possiamo aiutare solo mentre sono ancora vivi in vista della loro salvezza; come? Annunciandogli la parola della croce, la salvezza per grazia mediante la fede in Cristo, ed esortandoli a pentirsi dei loro peccati e a credere in Cristo. Se essi accettano le nostre parole allora ne avranno del bene, ma se rifiuteranno fino alla loro morte, una volta morti dovranno soffrire pene intense per l'eternità che sta dinnanzi a loro. Il loro sangue ricadrà su loro, noi ne saremo netti.

Pace! Ti pongo un quesito con la speranza di ricevere una tua risposta al più presto. Corrispondo da qualche anno con una ragazza e ultimamente siamo arrivate a parlare della morte. Un paio di mesi fa questa mia amica ha perso sua nonna alla quale era molto legata e lei mi ha scritto nell'ultima lettera che "le persone a noi care scomparse sono lassù in cielo, con nostro Signore e ci aiutano; quando ci troviamo in difficoltà tendono la mano e ci accompagnano nel nostro cammino", poi in un altro passo della lettera dice: "sono in sintonia con te quando dici che un giorno ritroveremo le persone che sono mancate, perché so che esiste una vita oltre la morte, però penso che esse siano già davanti a nostro Signore, e non siano diciamo solo ‘addormentati', ma vegliano su di noi!". In una precedente lettera le ho citato alcuni versi biblici (Ecclesiaste 9:5 e Salmo 146:3-4), ma ora vorrei avere un ulteriore aiuto da te in modo da poterla aiutare a sradicare tutte le sciocchezze che le hanno inculcato. Lei crede che quello che le ho scritto è semplicemente una mia opinione, ed io cercherò di farle capire (con l'aiuto di Dio) che quello che le dico lo traggo direttamente dalla Parola di Dio e che quindi non è nulla di personale.

Ascolta, dalle parole di questa tua amica si evince che lei crede che esiste una vita dopo la morte, e che i nostri cari morti sono in uno stato cosciente in paradiso da dove vegliano su di noi stendendo la loro mano per aiutarci nelle nostre difficoltà e per guidarci nel nostro cammino.

Ora, ella fa bene nel credere che esiste una vita dopo la morte, ma è bene farle presente innanzi tutto che non per tutti coloro che muoiono la morte rappresenta un passaggio a vita migliore, cioè non tutti coloro che muoiono vanno in cielo con il Signore. E questo perché non tutti muoiono nel Signore, ossia non tutti si addormentano riconciliati con Dio (morire nel Signore infatti non significa altro che morire in pace con Dio, con i propri peccati perdonati per la sua grazia). Molti infatti durante la loro vita erano perduti, e perduti sono rimasti fino alla fine della loro vita, e perduti quindi rimarranno anche nell'aldilà, e quindi in questo caso se ne andranno nel soggiorno dei morti, quello che comunemente chiamiamo ‘inferno' (dal latino infernus che vuole dire ‘luogo che è di sotto, inferiore') dove c'è il pianto e lo stridore dei denti, dove l'anima del peccatore è tormentata da un fuoco non attizzato da mano d'uomo. Questo insegna la Scrittura quando dice: "Gli empi se n'andranno al soggiorno de' morti, sì, tutte le nazioni che dimenticano Iddio" (Sal. 9:17) e qua aspetterà il giudizio perché è stabilito che l'uomo muoia una volta sola dopo di che viene il giudizio (cfr. Ebr. 9:27), e quel giudizio sarà un giudizio di condanna perché comparirà davanti a Dio nel giorno del giudizio per essere giudicato secondo le sue opere e gettato nello stagno ardente di fuoco e di zolfo che è la morte seconda (cfr. Apoc. 20:11-15). Ecco perché per il peccatore quando muore non c'è più la possibilità di salvezza, dice giustamente la Scrittura: "Quale speranza rimane mai all'empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce l'anima?" (Giob. 27:8). Dunque, per queste anime morte nei loro peccati quello che le aspetta dopo la morte è il tormento, il pianto e lo stridore dei denti. Anche la storia del ricco e di Lazzaro raccontata da Gesù Cristo insegna questa cosa (cfr. Luca 16:19-31).

Per coloro che invece muoiono nel Signore, allora le cose sono totalmente differenti perché essi entrano nel paradiso celeste, vanno a dimorare con il Signore in cielo dove c'è la gloria e regna la pace. Qui, sì che si sta meglio di quanto si stia su questa terra. Ecco quello che dice la Scrittura: "Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essendo che si riposano dalle loro fatiche, poiché le loro opere li seguono" (Apoc. 14:13). Dunque, niente tormento per i morti in Cristo, ma riposo dalle loro fatiche. Coloro che muoiono nel Signore sono definiti BEATI appunto perché entrano nel riposo di Dio che è per coloro che perseverano nella fede fino alla fine. Per un Cristiano dunque dipartirsi dal corpo significa andare a vivere una vita migliore. Paolo ne era conscio infatti disse ai Filippesi che per lui la morte era guadagno, e che aveva il desiderio di partire e d'essere con Cristo perché era cosa di gran lunga migliore di rimanere sulla terra (cfr. Fil. 1:21-23), ed ai Corinzi disse che lui e i suoi collaboratori avevano "molto più caro di partire dal corpo e d'abitare col Signore" (2 Cor. 5:8).

Ora, definiti i luoghi di destinazione per gli ingiusti e per i giusti, ossia per i perduti e per i salvati, dopo la morte, occorre dire che per ciò che concerne i santi che sono in cielo, ossia coloro che muoiono nel Signore, essi non solo non ci vedono, ma neppure ci ascoltano, e non possono venirci in aiuto in alcuna maniera. Essi si riposano dalle loro fatiche, lo abbiamo visto, non sono impegnati in una opera di vigilanza o di guida nei confronti di noi sulla terra. I morti non sanno nulla, dice l'Ecclesiaste (9:5), nel senso che pur essendo pienamente coscienti di dove sono – in questo caso parliamo dei credenti in cielo, ma la stessa cosa vale per i perduti nel soggiorno dei morti – non sanno quello che avviene a noi qui sulla terra. Per vigilare su di noi, ossia per proteggerci e guidarci, Dio ha stabilito che ci siano gli angeli che la Scrittura chiama "spiriti ministratori, mandati a servire a pro di quelli che hanno da eredare la salvezza" (Ebr. 1:14). Ecco chi sono coloro che adempiono dei servizi nei nostri riguardi da parte di Dio, gli angeli. E basta leggere sia l'Antico Testamento che il Nuovo, per capire come in effetti siano proprio queste creature che Dio usa per liberarci dalle nostre distrette, per guidarci, per proteggerci, e così via. Anche se noi non li vediamo, essi ci sono, e ci assistono. Ovviamente è Dio il nostro protettore, il nostro liberatore, la nostra guida, ma Egli ha dei suoi ministri invisibili ai nostri occhi a cui ordina di proteggerci e di liberarci.

In merito alla vita ultraterrena, voglio domandarti questo: se i santi quando muoiono vanno in paradiso e sono pienamente coscienti, non è possibile una loro eventuale intercessione a favore di noi che siamo sulla terra?

No, non è possibile che i santi che sono in cielo intercedano per noi. La Parola di Dio infatti nel momento che dice che "v'è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo" (1 Tim. 2:5), che, "perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette; ond'è che può anche salvar appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro" (Ebr. 7:24-25), esclude nella maniera più categorica una loro eventuale intercessione a favore di noi credenti sulla terra. Difatti se tra Dio e gli uomini c'è solo Gesù che può fare da mediatore, lui che è alla destra del Padre ed intercede in maniera efficace (tramite la sua intercessione ci può appieno salvare) per noi, è inammissibile che i santi in cielo possano esserci di qualche aiuto presso Iddio magari pregando per noi.

Butindaro Giacinto


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