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I Gesuiti vogliono l'insegnamento superiore

Nota 4. alla lettera quindicesima di Roma Papale 1882

In un' altra nota abbiamo già parlato dei metodi usati da' Gesuiti nelle loro scuole per istillare la ignoranza ed i pregiudizi, fingendo insegnare la scienza; ora citeremo un esempio del come essi facciano per impadronirsi quando possono delI'insegnamento superiore.

Quando il Belgio dopo la rivoluzione del 1830 riconquistò la sua libertà, i Gesuiti previdero che il governo avrebbe stabilita in Brusselles una Università. Sapevano che i professori sarebbero mancati: ed ecco il generale de' Gesuiti a mandare nel Belgio tutti i loro più rinomati professori, sperando che il governo ne profittasse. Ma il sig. De Ram, che conosceva troppo bene i Gesuiti, mandò a cercare professori da pertutto, e neppure un Gesuita fu scelto.

I Gesuiti, esclusi, dichiararono la guerra alla Univesità. Domandarono all'arcivescovo di Malines il permesso di aprire un collegio, e non lo ottennero. Allora domandarono alla Università il permesso di aprire un corso di teologia pe' loro adepti; e la Università, temendo mostrarsi intollerante, accordò il permesso. Cercarono allora di attirare a loro tutti gli studenti di teologia, ma non vi riuscirono. Misero mano alla solita arma della santa calunnia; ed incaricarono il più famoso fra i loro, il P. Barbieux, a spargere dal pulpito, dal confessionale, e nei particolari colloqui, quanto mai potesse dire contro la Università.

Non contenti di questo, accusarono d'irreligione i principali professori: sparsero in tutte le famiglie la calunnia che tutti i giovani dell'Università erano attaccati di sifilide, e che l'abate de Cock vicerettore era colui che li medicava. Questa calunnia portò la discordia nelle famiglie, e fu quasi per rovinare la Università.

Il Signor Paolo Diercxsens di Anversa pubbbicò su questo fatto ne' giornali belgi nel 1846 una sua petizione al Ministro dell'interno, dalla quale tradurremo alcuni brani:

"Non avendo io giammai avuto alcun rapporto co' Gesuiti, era portato ad amarli come un ordine religioso proscritto; ma quando ho imparato a conoscerli, allora mi sono sentito, come buon cittadino, obbligato a combatterli con tutte le mie forze. Io ho riconosciuto in tutto quello che dicono e fanno i Gesuiti, ne' loro sermoni, nelle loro private conversazioni, ne' loro scritti, ne' giovani educati alle loro scuole, un odio pronunciato contro le nostre istituzioni costituzionali, ed un desiderio, male da essi mascherato, di ricondurci al regime de' secoli passati. Essi spargono la disaffezione ed il disprezzo della libertà che formano il nostro diritto pubblico, i nostri titoli alla stima, e forse anche all'ammirazione dell'Europa. Tutti i miei amici politici, vale a dire tutti gli uornini che comprendono che fra la religione e la libertà non vi è antagonismo, ma armonia, hanno come me riconosciuto nei Gesuiti queste tendenze ostili ai veri progressi della civilizzazione cristiana.

"Oggi, Signor Ministro, i Gesuiti meditano un'opera, che, se riuscirà loro di metterla ad effetto, avrà conseguenze deplorabili tanto per lo stato sociale del nostro paese, quanto per la religione: essi lavorano a Roma contro la Università di Lovanio, e cercano di farla cadere, per istabilire sulle sue rovine una Università gesuitica; ovvero obbligare i nostri vescovi a dar loro una parte d'influenza su quello stabilimento. Da quando quella Università cattolica fu stabilita, essi le hanno sempre fatto guerra, da principio sordamente e nell'ombra, ma poi con maggiore audacia, dacchè si sono veduti più potenti. Da due anni all'incirca essi non fanno che spargere le più infami calunnie contro la Università; dicono che l'insegnamento è cattivo, che essa è una scuola di liberalismo, che vi si insegna una filosofia eretica, che in essa si depravano i costumi. Sono giunti perfino a denunciare a Roma come eretiche le opere di uno de' più degni professori di essa, un prete venerato da tutti sì per il suo carattere, come per il suo profondo sapere. Roma ha domandato delle spiegazioni al professore accusato, ed egli le ha date tali che Roma stessa ne è restata soddisfatissima. Non ostante una tale sconfitta, codesti figli di Farisei continuano a denigrare quel professore, il cui gran torto consiste nel non volere adottare nell' insegnamento nè il loro metodo, nè le loro opinioni. Essi han fatto anche più: hanno stabilito, contro la volontà de' vescovi un corso di filosofia nel loro collegio di Namur, e con tutte sorti d'insinuazioni si sforzano di attirarvi la gioventù, ed impedirla di andare alla Università, ove, secondo essi, s'insegna la eresia e si corrompono i costumi………

"Non credete voi, signor Ministro, che il governo debba far uso di tutti i suoi mezzi d'influenza, per impedire la creazione di una Università gesuitica nel Belgio? Un cotale stabilimento sarebbe il semenzaio dei nemici delle nostre istituzioni: i Gesuiti insegnerebbero ai loro scolari a riguardare la costituzione belga come empia e rivoluzionaria. È cosa notoria che i Gesuiti ne' loro collegi nudriscono lo spirito de' loro scolari di prevenzioni contrarie allo stato avanzato di civilizzazione, al quale noi siamo giunti per la grazia di Dio: attualmente cotali prevenzioni si dissipano nella Università; gli spiriti i più snervati per la influenza gesuitica prendono in essa una nuova tempra; ma se la Università cadesse nelle mani dei Gesuiti, non oserei dire dove il male si fermerebbe. Si stabilirebbe nella nostra società uno stato di ostilità fra lo spirito della religione e lo spirito della libertà; i Belgi istruiti ed amanti del loro paese si separerebbero in due campi; gli uni rigetterebbero la religione per amore della libertà, gli altri la libertà per amore della religione. È impossibile immaginare nulla di più funesto per la generazione che si sta formando…… io non esito a dirlo: una Università gesuitica sarebbe uno stabilimento nemico alle nostre istituzioni, nemico del nostro sviluppo morale e sociale; sarebbe uno stabilimento antinazionale."
Delle superstizioni di cui i Gesuiti empiono le menti de' giovani, ne parleremo in altra nota.

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